Alessandra Capriglia (China IP SME Helpdesk) | Fondamentale conoscere gli aspetti della proprietà intellettuale per la cooperazione

]China IP SME Helpdesk

China IP SME Helpdesk supporta le piccole e medie imprese dell’Unione Europea in materia di proprietà intellettuale. I suoi servizi ricoprono non solo l’aerea Europa, ma anche la Cina continentale, Hong Kong, Macao e Taiwan attraverso la fornitura di informazioni e servizi gratuiti di consulenza sulla proprietà intellettuale e su questioni connesse, oltre a percorsi di formazione e risorse online.

Website: ec.europa.eu/ip-helpdesk

L’intervista è di Alessandra Capriglia, Project Executive, China IP SME Helpdesk[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”9641″ img_size=”medium”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Qual è la missione del China IP SME Helpdesk?                        

Dal 2008, la missione dell’Helpdesk è quella di supportare le PMI europee alla tutela della proprietà intellettuale (PI) e a renderle maggiormente competitive nel mercato cinese. L’approccio seguito dall’Helpdesk si basa sul principio “sapere prima di andare”, cioè si raccomanda la consapevolezza delle questioni da affrontare e la tempestiva protezione della PI prima di entrare in Cina, in quanto la mancanza di un’adeguata protezione potrebbe portare alla perdita di quote di mercato, danni alla reputazione del marchio ed infine all’esclusione dei prodotti dal mercato cinese.

Quali servizi offrite alle imprese dell’UE interessate al mercato cinese e viceversa?

I servizi gratuiti dell’Helpdesk per le PMI europee (UE, Regno Unito, paesi membri del programma COSME) sono i seguenti:

  • Helpline: Le PMI o i loro intermediari possono richiedere direttamente all’Helpdesk informazioni riguardanti la protezione della PI telefonicamente, via e-mail o di persona recandosi presso i contact point (Bruxelles e Pechino). Le richieste ricevono risposta entro 3 giorni lavorativi, ed ogni consulenza è trattata in maniera confidenziale. L’e-mail di riferimento per qualsiasi domanda è question@china-iprhelpdesk.eu;
  • Formazione (training): corsi di formazione sulla protezione e sulla tutela dei DPI in Cina. I temi affrontati sono sia di carattere generale (es. la registrazione dei DPI in Cina) che di carattere pratico (es. selezione di partner commerciali o colloqui con esperti di DPI);
  • Materiale informativo: guide pratiche relative alle problematiche concernenti i DPI.

Quali consigli darebbe fin dall’inizio a chi vuole stabilire un rapporto leale con un partner scientifico o industriale in Cina?

Ridurre la possibilità di atti sleali è sicuramente un buon inizio. A tal proposito, bisogna tener conto di due aspetti importanti della PI in Cina: i DPI registrabili sono territoriali, il che significa che devono essere registrati separatamente in ogni paese e in ogni giurisdizione cinese (mainland, Macao, Hong Kong, Taiwan). Il secondo punto riguarda il fatto che per le registrazioni della PI tutte le regioni cinesi applicano il “first-to-file system”, il che significa che la prima entità o individuo che registra i diritti su un’innovazione manterrà tali diritti, a prescindere da chi sia l’utente originale.

Inoltre, è importante che le imprese europee siano accompagnate da esperti che possano fare una due diligence della controparte cinese, per accertarsi che la potenziale collaborazione abbia dei fondamenti solidi. Inoltre, in termini di lealtà, va menzionata anche la componente culturale, spesso sottovalutata. Al fine di instaurare un rapporto di fiducia reciproca, è importante investire nelle relazioni personali con i partner cinesi, i quali vogliono fidarsi dei propri business partners come si fidano dei loro amici.

Quali consigli si sente di dare invece a chi svolge attività di ricerca congiunta in ambito scientifico e tecnologico?

Prima di tutto, bisogna esser consapevoli dei diversi strumenti normativi che interessano il Trasferimento Tecnologico, la ricerca e sviluppo, quali per esempio la legge sulle JV sino-estere, la legge sui contratti, il catalogo degli investimenti esteri (per capire se il settore di ricerca ricade tra le categorie aperta agli stranieri), il catalogo import-export della tecnologia (per controllare quale tipo di tecnologia può essere importata e/o esportata), ecc. Inoltre, grande attenzione va data al quadro normativo a livello locale. Distribuite in tutto il Paese, con maggiore densità ad est, sono le zone ad alta tecnologia. Ognuna di queste aree è specializzata in un settore ed offre diversi incentivi a livello locale, stabiliti da regolamenti locali. È quindi utile individuare la zona più adatta al proprio progetto di ricerca. Lavorare con un partner cinese permette di accedere con maggiori agevolazioni agli incentivi locali, come risparmi fiscali, sovvenzioni per le domande di brevetti, accesso ai fondi, e riduzioni delle spese per R&D che producono e commercializzano PI. Bisogna poi sviluppare una solida strategia di R&D. La PI va registrata sia in Cina che in qualsiasi altro paese target, anche nel caso in cui la Cina sia solamente il luogo di produzione, per evitare che nessun’altra azienda utilizzi la soluzione sviluppata. Allo stesso tempo, è necessario formalizzare l’accordo su diversi aspetti della ricerca con il partner cinese, come per esempio la titolarità. È possibile che la PI appartenga o esclusivamente alla società europea, o esclusivamente al partner cinese, o congiuntamente ad entrambe le parti. In quest’ultimo caso, è necessario stilare dei contratti che determinano nel dettaglio i termini e le responsabilità di ogni parte coinvolta. È consigliabile affidarsi ad un’agenzia propria che possa monitorare costantemente la situazione. È un argomento abbastanza sensibile, ma fondamentale da affrontare nel dettaglio con il partner cinese al fine di evitare conflitti futuri.

Come vede la ripresa economica in seguito all’emergenza covid-19 dei prossimi mesi e quali opportunità ci sono per l’Italia nel settore scientifico e tecnologico?

Sarebbe utopico prevedere una ripresa economica veloce, in quanto la pandemia ha appesantito un’economia che già faticava a crescere. Tuttavia, questa crisi sta dando e darà un contributo positivo, non solo all’accelerazione dei processi di digitalizzazione, ma anche al nostro approccio al lavoro ancora troppo tradizionale. Alcune aziende hanno abbracciato delle soluzioni innovative che hanno permesso la continuità dei loro business, come lo smart working, la digitalizzazione di processi, l’adattamento dei modelli di business. Si tratta di misure intraprese in uno stato di urgenza, ma che stanno creando i presupposti per una trasformazione e modernizzazione a lungo termine, tagliando di almeno 4-5 anni il tempo che sarebbe stato necessario per ingranare tale approccio. Per la ripartenza, abbiamo un’opportunità importantissima, il Recovery Fund, che dobbiamo assolutamente utilizzare al meglio e che potrebbe dare slancio al settore scientifico e tecnologico (cruciale in questa fase di trasformazione), attraverso investimenti che mirano a iniziative green, alla sostenibilità, al digitale, alla trasformazione del sistema energetico, alla riduzione dei processi burocratici, a contrastare la povertà educativa delle nuove generazioni in una nuova alfabetizzazione digitale.