Ambrosio (CNR-IPCB) | Abbiamo sviluppato con la Cina un sistema dinamico di valorizzazione della ricerca implicando i giovani ricercatori; questo ha permesso di costruire una comunità molto integrata che ha raggiunto un elevato livello scientifico

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L’Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali (IPCB) svolge attività di ricerca nel campo della chimica e del design di nuovi materiali a base polimerica, dei processi e delle tecnologie abilitanti che sostengono ed alimentano lo sviluppo di diversi settori fondamentali per la società e il sistema economico del Paese. Le tematiche di particolare valenza strategica sono sviluppate attraverso tre piattaforme di ricerca: sostenibilità, salute e nanomedicina, materiali avanzati. Attraverso tali tematiche l’IPCB integra a livello regionale, nazionale ed europeo, l’eccellenza scientifica in temi ad alto impatto sociale ed economico in grado di valorizzare la ricerca e la conoscenza.

L’intervista è di Luigi Ambrosio, Direttore del CNR-IPCB

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L’IPCB vanta lunghi rapporti con istituzioni cinesi, quali sono i pilastri di questa cooperazione?

È più di un decennio che collaboriamo con le università cinesi, in particolare con la Sichuan University di Chengdu. In effetti, questa collaborazione ci ha permesso di realizzare, nel 2014, un centro di ricerca congiunto tra il Dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologie dei Materiali del CNR e l’Università del Sichuan su temi che riguardano principalmente i materiali avanzati ed i biomateriali per la salute. Insieme a loro abbiamo sviluppato una serie di attività che hanno avuto riscontro con diverse pubblicazioni scientifiche, progetti di ricerca e conferenze. Oltre a tali risultati, quello che è stato molto interessante è che queste attività di collaborazione hanno permesso un elevato scambio di giovani ricercatori tra le due istituzioni; garantendo così un alto livello di formazione, la continuità dei rapporti per il futuro ed una collaborazione sempre più intensa. Nello specifico, l’IPCB ha rafforzato la collaborazione con la Sichuan University attraverso due Centri Nazionali di Eccellenza relativi ai Biomateriali e Materiali Polimerici Avanzati, implementando una strategia progettuale che ha permesso poi di sviluppare progetti europei e progetti finanziati direttamente dalle Agenzie Nazionali dei due Paesi. In questi anni, si è creato un sistema dinamico che ha dato l’opportunità ai giovani ricercatori di migliorare il proprio know-how e di affrontare problematiche sia dal punto di vista scientifico che di valorizzazione dei risultati della ricerca. Questo ha permesso di costruire una comunità molto integrata che ha raggiunto un elevato livello scientifico per entrambe le aree tematiche, e sono davvero molto orgoglioso degli obiettivi che siamo riusciti a raggiungere.

Come avete proseguito e come è evoluta la vostra cooperazione in questi mesi dell’emergenza?

In realtà, durante questo periodo siamo stati sempre in contatto con i colleghi della Sichuan University ed abbiamo anche avuto interazioni formali con il Presidente dell’Università; essendo componente dell’International Scientific Board della Sichuan University, ci siamo sentiti per ringraziarlo direttamente per l’invio di un’equipe medica a supporto delle nostre strutture sanitarie durante il periodo iniziale di covid19. Durante questo periodo particolare, non potendo frequentare i laboratori, ci siamo dedicati alla preparazione di articoli scientifici ed abbiamo interagito con diversi colleghi cinesi per identificare e definire le strategie per il prossimo futuro. Infatti, in considerazione del periodo particolare dal punto di vista sanitario, oltre alle attuali collaborazioni con l’Università del Sichuan, e ponendo come priorità la salute, abbiamo inoltre implementato collaborazioni con i dipartimenti clinici della Sun Yat-sen University di Guanzhou e la Shenzhen University.

Questa pandemia ha indotto al ripensamento del nostro modello di sviluppo, imponendo un’attenzione maggiore alla salute delle persone e all’ambiente, quali sono le implicazioni per il vostro settore di ricerca?

In questo periodo di pandemia, sono nati nuovi elementi su cui pensare per programmare al meglio le nostre attività a tutti i livelli di organizzazione. Personalmente, ho sempre lavorato nel settore della salute. Infatti, la mia attività di ricerca e quella del mio gruppo è focalizzata nello sviluppo di materiali per la salute e per migliorare la qualità della vita in modo totale ed inclusivo, quindi in un certo senso, per noi non cambia niente, il nostro approccio è sempre orientato a sviluppare attività di ricerca rivolte alla salute, alla qualità della vita delle persone e, soprattutto, a migliorare le condizioni ambientali.

Dunque, implicazioni in senso negativo non ci sono state, al contrario sono sorti stimoli che hanno semplicemente permesso di individuare nuove problematiche, ispirando nuove idee per soluzioni rapide ai problemi emersi dalla situazione attuale. Dal mio punto di vista, il problema principale è relativo al sistema che, ad oggi, presenta un’organizzazione molto cristallizzata e spesso non moderna. In particolare, il processo di valorizzazione della ricerca risulta molto rallentato da una serie di processi principalmente di tipo burocratico/finanziario. Probabilmente, su questi processi bisogna pensare e ripensare per capire come accelerare tutto ed identificare le “best practices” per il settore dei materiali per la salute e l’ambiente.

All’indomani della pandemia, quali sono invece a suo parere le linee di ricerca più interessanti per la cooperazione S&T con la Cina?

Le problematiche sono chiare a tutti, entrambi i Paesi e non solo, si sono dimostrati quasi impreparati alla pandemia e questo fa riflettere moltissimo. Erano impreparati nell’organizzazione, nei sistemi, negli strumenti, sia di protezione che dal punto di vista di cura delle patologie generate da covid-19, quest’ultime ben giustificate dalla non conoscenza del virus specifico.

Per quanto riguarda la cooperazione S&T con la Cina, le nostre attività sono e saranno ancora di più focalizzate nel settore della salute e dell’ambiente continuando a studiare materiali multifunzionali e processi ecosostenibili. Ad esempio, tra i sistemi di protezione, come le mascherine chirurgiche, è necessario fare un ulteriore evoluzione, cioè non progettarli solo come sistemi di protezione, ma aggiungere ulteriori funzionalità quali terapeutica e biodegradabile oltre a quella di vestibilità. Questo approccio di multifunzionalità, da applicare in diversi dispositivi medici è strategico. Infatti, un contributo importante per affrontare tale situazione di emergenza sanitaria viene dallo sviluppo di sistemi multifunzionali con materiali intelligenti che propongono soluzioni efficaci contemporaneamente per la cura della persona e l’ambiente. In tale direzione, una serie di progetti sono in corso e sono stati presentati e approvati. Tra essi, con i colleghi Cinesi è in fase di preparazione un progetto CNR e MOST per studiare le proprietà di molecole specifiche generate dalla degradazione di polimeri naturali e loro interazione con i tessuti umani ed eventuale attività terapeutica.

Come possiamo meglio agganciare il mondo produttivo a queste trasformazioni?

Attualmente, si parte da una fase molto critica e la tendenza è quella principalmente quella di recuperare quanto più possibile una situazione industriale antecedente al periodo Covid19. L’implementazione della strategia definita in Industria 4.0, anche se in ritardo, iniziava a dare i primi risultati, adesso invece bisogna ripensare e reinventare modelli diversi dove l’uomo e l’ambiente in cui vive è al centro di essi.

Nell’ambito specifico dei risultati delle nostre attività di ricerca è necessario favorire il trasferimento di esse al sistema industriale attraverso la creazione di start-up eliminando le barriere che sono principalmente burocratiche e finanziarie. Accelerare lo sviluppo di nuove tecnologie è importante così come è importante realizzarle nel proprio Paese. La capacità di costruire infrastrutture in tempi brevi, come ad esempio ospedali in caso di pandemia, non è una forza se non si correla ad un modello educativo che sappia interpretare i fenomeni coinvolti in modo più ampio ed interattivo. Implementare una strategia di approccio sistemico diventa urgente per trasferire rapidamente i risultati delle attività di ricerca al mondo industriale. In questo modo, integrando lo sviluppo di nuovi materiali con tecnologie in sistemi avanzati, permetterà di capire ed anticipare i cambiamenti veloci del mondo produttivo permettendo di essere sempre pronti per qualunque emergenza.

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