Giovanna Mugione (Istituto Superiore “G. Marconi”)| lo stile romantico italiano si sposa molto bene con la capacità cinese di raggiungere in tempi rapidi l’obiettivo.

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Istituto Superiore “G. Marconi” di Giugliano in Campania (NA)

L’Istituto Superiore “Guglielmo Marconi” è una delle scuole più grandi d’Italia, sia come numero di iscritti sia come indirizzi di studio. Tra questi, l’indirizzo professionale di produzioni tessili e sartoriali (moda), quello di produzioni audiovisive e di industria grafica rappresentano l’ossatura innovativa della scuola, come anche gli indirizzi di manutenzione e assistenza tecnica (elettrica, elettronica, manutenzione dei mezzi di trasporti, apparato-impianti e servizi tecnici industriali e civili) e infine i settori tecnici: costruzione, ambiente e territorio. Il settore MODA può contare su un’offerta formativa d’avanguardia e del contributo di esperti del settore, tanto da aver fatto guadagnare all’istituto il titolo di “Scuola di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica per il settore Fashion”. Sono numerose le sfilate di moda ideate e realizzate dai docenti e dagli studenti della scuola. Oggi la scuola è partner dell’Istituto Tecnico Superiore per le “Nuove Tecnologie per il Made in Italy: Sistema Moda” in collaborazione con imprese, università, centri di ricerca scientifica e tecnologica, enti locali.

L’intervista è di Giovanna Mugione, Preside dell’Istituto Superiore “G. Marconi” di Giugliano in Campania.

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Il suo Istituto G. Marconi  ha coordinato questo splendido progetto di scambio scolastico con la Cina dal titolo ‘Fashion, art and creativity on the Silk Road’. Quali erano gli obiettivi del progetto?

L’idea è nata dal fatto che il nostro indirizzo di moda ha cambiato la definizione in “Made in Italy” e dall’idea di doverlo propagandare  soprattutto per far conoscere la realtà del nostro istituto all’estero, di far vedere concretamente cosa facciamo, soprattutto in paesi come  la Cina che apprezzano tanto la moda italiana. Grazie alla collaborazione di Città della Scienza di Napoli è stato possibile realizzare questo progetto. Effettivamente, andare in questo paese così diverso dal nostro è stata un’esperienza umana incredibile; abbiamo potuto vedere come questo popolo eccezionale ed operoso si ponga nei confronti dell’istruzione e dell’apprendimento. I nostri allievi hanno tanto da imparare da questa cultura orientale che si è saputa adeguare alla modernizzazione.  L’obiettivo essenziale era avere uno scambio dal punto di vista scolastico e di capire come i cinesi guardino alla moda; sorprendentemente abbiamo scoperto di avere diversi punti in comune.


Quali sono i principali risultati del progetto in termini di didattica e arricchimento delle competenze dei ragazzi?

Questa prima fase di conoscenza e scambio ha posto le basi per future cooperazioni e speriamo ulteriori possibilità di scambio. I cinesi ci hanno accolto in pompa magna con tavoli istituzionali ed interpreti; è stato davvero emozionante. A Pechino abbiamo posto le basi, attraverso accordi di partenariato, per uno scambio che potesse essere prolungato nel tempo, purtroppo quello che è accaduto in seguito ha fermato un po’ tutto.  Eravamo in attesa della loro delegazione, avremmo voluto accoglierli nello stesso modo in cui loro hanno accolto noi.  Per tutta la durata della nostra esperienza in Cina abbiamo avuto l’occasione di vivere a pieno la quotidianità della scuola tramite l’interscambio con in quattro istituti cinesi; i nostri ragazzi hanno lavorato nei laboratori fianco a fianco con i colleghi cinesi nella lavorazione della ceramica, abbiamo visto le modalità di confezionamento degli abiti e abbiamo appreso uno stile diverso dal nostro, un po’ meno romantico ma altrettanto ricercato. Fondamentalmente, questo progetto è stato un’occasione di apertura per i nostri ragazzi che hanno visto l’altra faccia della Cina;  la Cina ricercatrice, che approfondisce le relazioni umane, che va avanti con una velocità incredibile nell’apprendimento. Abbiamo tanto da imparare da questo popolo, ma altrettanto loro da noi soprattutto dalla nostra idea di fare scuola più dedita alla ricerca e alla bellezza, al romanticismo. In realtà, il nostro stile si sposa molto bene con la loro capacità di raggiungere in tempi rapidi l’obiettivo.


La Cina rappresenta oggi un partner commerciale fondamentale per l’Italia. A partire da questa esperienza del progetto come pensa che la scuola possa preparare al meglio i ragazzi al mondo globalizzato di oggi?

L’esperienza ha fatto capire ai ragazzi che la Cina esiste e si può raggiungere, sembra un’ovvietà ma vi assicuro che per i giovani non è così.  L’anno scorso stavamo organizzando la consueta sfilata di fine anno, avevamo intenzione di proporre abiti che coniugassero lo stile romantico italiano con quello più tipicamente orientale; un modo diverso di vedere la moda ma comunque molto interessante.  I ragazzi, in tal modo, tramite questi progetti, si abituano all’autoimprenditorialità. In particolare a Pechino, i ragazzi, stando a contatto con questi quattro istituti che corrispondono grosso modo alle nostre università, hanno notato l’impronta cinese al marketing, ai ragazzi cinesi venivano fornite tutte le carte utili ad entrar a far parte del meccanismo d’impresa.


Con le altre tre scuole del progetto avete firmato alcuni accordi con le scuole cinesi incontrate, quali sono le prospettive di cooperazione futura con queste scuole?

È stata davvero un’esperienza unica poter firmare accordi di partenariato con queste scuole; come dicevo, avremmo dovuto ospitare a nostra volta quest’anno un gruppo di artigiani e di studenti cinesi; avrebbero dovuto mostrarci ancora le loro tecniche di lavorazione della ceramica e del confezionamento degli abiti che ci hanno affascinati. I cinesi, invece, sono rimasti ammaliati dal nostro stile rinascimentale. Ci sono grosse possibilità di migliorare questi scambi, ma per fare ciò ci bisogna che questi progetti vengano maggiormente attenzionati da enti superiori quali la Regione e il Ministero.

In Cina abbiamo incontrato Fioramonti che è rimasto affascinato dalla bellezza del nostro progetto, complimentandosi perché queste sono le cose che fanno bene al nostro Paese.

Il lockdown ci ha un po’ rallentati ma non ha smorzato di certo il nostro entusiasmo e speriamo che a breve possano riprendersi le attività.

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