Italia-Cina, la cooperazione continua | Pagani (Consolato di Shanghai) I Se un settore avrà un rafforzamento dopo lo shock, questo sarà certamente l’ambito della ricerca scientifica e tecnologica. Occorre reinventare il futuro.

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Roberto Pagani è l’Addetto Scientifico presso il Consolato Generale di Shanghai dal 2016. Professore Ordinario di Tecnologia dell’Architettura al Politecnico di Torino, è esperto di progettazione energetica a scala edilizia e urbana. Tra il 2011-2015, a Pechino, ha ricoperto il ruolo di co-direttore di EU-China Clean Energy Center, contribuendo alla elaborazione della roadmap per la cooperazione energetica tra Europa e Cina al 2020. In precedenza, come coordinatore di molti progetti europei, ha contribuito alla pianificazione energetica di varie città europee. Ha esteso da tempo le collaborazioni con la Cina, dove è visiting professor presso l’Harbin Institute of Technology (HIT), professore onorario all’Università di Luoyang e consigliere accademico dell’Institute of Urban Planning and Design della Provincia di Jiangsu.

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La Cina sta uscendo dall’emergenza Covid 19, quali saranno secondo lei le maggiori conseguenze di tipo sociale ed economico per la popolazione cinese, in particolare per Shanghai dove si trova il consolato?
La Cina ha un vantaggio di circa due mesi sull’Europa nel combattere quella che è diventata una pandemia. Il vantaggio non è solamente temporale, ma è anche organizzativo e socio-economico. Il fatto che la Cina abbia contrastato l’epidemia in modo massiccio e totale ha prodotto effetti che in Italia e in Europa non sono ancora configurabili, anzi si può già capire che saranno molto più ritardati nel tempo. Ciò che avviene ora in Cina, e a Shanghai in particolare, è una lenta ripresa verso la nuova normalità. Una normalità fatta di circospezione, di aperture di esercizi con pochi o nessun cliente, di timide presenze nei centri commerciali, di uffici che non hanno ancora ripreso e che continuano ad avere il personale collegato in tele-lavoro. C’è molta più flessibilità operativa e lavorativa. Molta meno mobilità urbana e una socializzazione ben lungi dall’essere riconquistata. La “social distance” è diventata un nuovo paradigma a cui ci si sta abituando sempre di più. Così come le mascherine, diventate ormai un accessorio per tutti. Un accessorio di abbigliamento che non ha davvero analoghi, unisce uomini e donne, anziani e bambini. Nemmeno il portafoglio o l’orologio è così “democratico”. Conseguenze sociali ed economiche? Enormi. Siamo solamente all’inizio di un cambiamento di stile di vita e di tendenze al consumo. Forse nulla sarà più come prima, sarà semplicemente “diverso”, ma sarà.

Cina ed Italia celebrano nel 2020 il cinquantesimo anniversario dei rapporti diplomatici. Può darci un quadro sulla crescita dei rapporti in ambito S&T in questi ultimi anni?
Le relazioni scientifiche e tecnologiche tra Italia e Cina hanno avuto una crescita quasi esponenziale nel corso degli ultimi anni. Cito il numero degli accordi tra le università italiane e quelle cinesi che mi pare un buon indicatore per esprimere questa crescita di relazioni. Ebbene gli accordi operativi sono attualmente 907. Nel 2015 erano 545, in quattro anni hanno registrato un aumento del 66%. Si potrebbe obiettare che questi dati quantitativi non esprimano in realtà gli aspetti qualitativi della collaborazione, tuttavia questi incrementi nei numeri portano sempre con sé una maggiore qualità nei rapporti, una progressiva conoscenza e capacità di lavorare insieme su progetti, su iniziative di ricerca, su laboratori congiunti.

Quali sono i settori di maggiore interesse per la cooperazione?
La Direzione Generale Sistema Paese ha recentemente completato il Piano d’Azione per la Cooperazione Scientifica e Tecnologica Italia-Cina verso il 2025. È stato un lavoro articolato che ha messo a regia le iniziative promosse dai diversi ministeri italiani con le controparti cinesi e i progetti di collaborazione condotti da centri di ricerca e università. Come Addetti Scientifici accreditati in Cina, abbiamo dato supporto alla stesura del documento. Sono state identificate 8 aree, in linea con il documento programmatico per il rafforzamento della cooperazione economica, commerciale, culturale e scientifico-tecnologica firmato tra Italia e Cina nel 2017:
1. Fisica e Astrofisica, Geofisica, Spazio
2. Materiali Avanzati
3. Ambiente, Energia
4. Urbanizzazione sostenibile
5. Patrimonio Culturale
6. Agroalimentare
7. Scienze della Vita, Salute, Benessere
8. ICT e Fabbrica Intelligente
Ognuna di queste aree è articolata in tre sotto-ambiti tematici, con tre misure di collaborazione ciascuna, relative a: ricerca (r); ricerca applicata (ra); collaborazione tecnologica (ct). Quindi un documento molto strutturato e innovativo che consentirà di orientare le prossime attività di ricerca collaborativa e i progetti di innovazione con la Cina.

Secondo lei, la cooperazione in ambito S&T uscirà rafforzata dall’emergenza? Quali sono gli insegnamenti da trarre per la cooperazione ?
Non ho nessun dubbio al riguardo. Se un settore avrà un rafforzamento dopo lo shock, questo sarà certamente l’ambito della ricerca scientifica e tecnologica. Occorre reinventare il futuro. Occorre partire con idee nuove di profonda reversione ambientale, mettendo la sostenibilità al centro dell’azione di ricerca in tutti i settori e aree del sapere e della tecnologia. Occorre agire nel profondo, per passare dallo “sfruttamento” alla “cooperazione” con i sistemi naturali, se vogliamo avere un futuro.
Se parliamo di settori, posso dire dunque: “tutti, ma in un modo diverso”.
Le faccio un solo esempio: i “materiali avanzati” sono sicuramente parte del futuro della ricerca collaborativa con la Cina (e non solo con la Cina), ma la “nuance” potrà essere sempre di più quella dei “materiali biomimetici”, ossia quei materiali che imparano dalla natura i modelli di funzionamento e li replicano in nuovi materiali adattivi e innovativi. Esisto già molti esempi, ma il potere di scale-up di uno shock come quello che stiamo sperimentando è devastante, tanto da generare partenze prima impensate per una nuova generazione di materiali che si conformano alla natura. Esempi analoghi si possono fare in tutti gli altri settori, ma la risposta sarebbe troppo lunga…

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