Italia – Cina, la cooperazione continua | Sinergia tra Cina e Italia nella sperimentazione di farmaci per il Coronavirus

[vc_row][vc_column width=”2/3″][vc_column_text]

L’IRCSS Fondazione Pascale di Napoli è un istituto nazionale specializzato nella lotta ai tumori. Negli anni recenti ha intensificato le collaborazioni scientifiche con la Cina prestando formazione a centinaia di medici cinesi nella collaborazione con l’agenzia Bejing Dongfangguokang Management Consulting Co. Ltd, braccio operativo del Ministero della Salute Cinese. Proprio di fronte all’emergenza Covid 19, un’équipe del Pascale nel confronto con i colleghi dell’ospedale dell’Università di Hefei in Cina, ha testato un nuovo farmaco, il Tocilizumab,  per contrastare gli effetti della polmonite interstiziale bilaterale provocata dal virus e responsabile delle gravi difficoltà respiratorie in particolare nei soggetti più deboli.

[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”8911″ img_size=”full” alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

L’intervista è di Paolo Muto, Direttore del Dipartimento di Radioterapia

L’istituto Pascale ha formato in questi ultimi anni centinaia di medici cinesi, qual è stata la richiesta formativa del sistema sanitario cinese? Quali sono state le principali competenze trasmesse ai colleghi cinesi?
Fino ad oggi circa 300 medici specialisti hanno seguito percorsi formativi nel nostro istituto nel settore oncologico. Avevano necessità di confrontarsi con la medicina italiana ed europea, sulle nuove terapie oncologiche, sulla chemioterapia e la radioterapia, ma anche sull’integrazione tra queste terapie e sulle nuove tecniche chirurgiche chi si utilizzano. Pur avendo un bagaglio culturale molto importante, non avevano attivato alcuni rami di ricerca e sperimentazione oncologica. In Cina è ancora molto diffusa la medicina orientale, e quindi c’è un forte interesse a capire cosa mettere in campo e come integrarla. Per questo il nostro istituto è diventato per loro un punto di riferimento e di condivisione della pratica clinica. La formazione realizzata e le competenze trasmesse, hanno avuto un ottimo risultato. Ancora oggi i nostri tutor sono in costante contatto per suggerimenti e chiarimenti, nell’ottica di un team multidisciplinare e internazionale.

Nell’emergenza Covid 19, l’Istituto Pascale ha potuto confrontarsi con i colleghi cinesi nella sperimentazione di un nuovo farmaco, il Tocilizumab. Ci può dire quanto è stata importante la cooperazione scientifica in questo caso e quali risultati ha portato?
Nel corso di una call conference con i colleghi di Hefei, è stata valutata da parte dei dott. Franco Buonaguro virologo e del dott.  Paolo Ascierto oncologo al Pascale, l’ipotesi di utilizzare il Tocilizumab, le cui caratteristiche erano già state documentate nella letteratura scientifica. Hanno visto che il farmaco, un anti-artrite che risponde quindi ad altre esigenze, permettere di agire sulle cellule respiratorie e migliorare le condizioni del malato. Come sappiamo, il più grande problema nell’emergenza è il numero limitato di posti in terapia intensiva, non disponibile per tutti i pazienti che hanno bisogno di una rianimazione. Il farmaco potrebbe aiutare a diminuire il numero di persone che devono ricorrere a terapie intensive.

Nella gestione dell’emergenza Covid 19, abbiamo imparato molto dall’esperienza cinese, almeno nelle restrizioni per il confinamento del contagio. Come possiamo imparare l’uno dall’altro?
Sicuramente il confronto e lo scambio del personale sanitario è la base per apprendere gli uni dagli altri. L’esempio del farmaco anti-artrite lo dimostra. Poi in questi giorni di emergenza, abbiamo ricevuto una grande solidarietà da parte dei colleghi cinesi; sono già partite dalla Cina due spedizioni con dispositivi di protezione di cui manchiamo come guanti, mascherine e tute. Anche altri ospedali cinesi si stanno adoperando in tal senso. Siamo stati enormemente toccati da questo gesto di vicinanza e solidarietà.

Quali sono le vostre raccomandazioni in questi giorni di emergenza?
In ambito oncologico, noi dobbiamo assicurare la continuità di cura ai nostri pazienti. Deve essere attivato un triage all’ingresso dell’ospedale. È fondamentale non affollare le sale di attesa, che i familiari aspettino i loro cari fuori dalla struttura ospedaliera ed è fondamentale non farsi prendere dal panico. Il personale sanitario deve lavorare con serenità senza trasmettere ansia e paura.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]